mercoledì 24 ottobre 2012


La Benedizione del Grembo è creata e proposta  a tutte le donne del mondo da Miranda Gray.
La Benedizione è disponibile a tutte le donne, sia che abbiano un utero o meno, o che abbiano il ciclo mestruale o meno. L'Energia del Divino Femminile è disponibile a tutte noi. L'unica condizione per poter ricevere la Benedizione per una giovane è di avere già avuto il primo ciclo.
Dal Centro del Nostro Grembo noi creiamo il mondo, manifestiamo i nostri sogni e desideri, ci sentiamo felici e diamo alla luce i nostri bambini e le nostre idee. Quando queste energie sono bloccate o distorte per via di come siamo stati cresciuti, delle aspettative sociali e delle esperienze di vita, perdiamo la nostra connessione con la nostra fruttuosità, la nostra maturità e succosità, la nostra passione per la vita e l'esperienza dell'abbondanza. Invece finiamo con il sentirci aride e sterili, svuotate e mancanti, e prive dell'ottimismo e dell'entusiasmo per la vita che è così naturale per la nostra innata creatività femminile. Affrontiamo il mondo con paura, combattiamo e ci facciamo strada con forza. Ma quando il Centro del Nostro Grembo è equilibrato e in armonia possiamo scegliere l'approccio “materno” dell'essere abbondanti e fruttuose, del prenderci cura del nostro cammino nella vita e del dare attenzione ai nostri progetti, ai nostri sogni e alle nostre relazioni. Amiamo invece di forzare, ci prendiamo cura invece di combattere, ci muoviamo con amorevole potere piuttosto che sentirci non amate e vittime.

mercoledì 8 agosto 2012

OSSERVA LA NATURA...


Osserva la natura e cura il tuo piccolo Seme

come fa lei.

 Donagli la Forte energia della Terra

con il cibo sano.

 Donagli l'energia dell'Acqua

con le sue emozioni più pure.

 Accarezzalo con l'energia dell'Aria.

 Donagli pensieri elevati.

 Illuminalo con l'energia del Sole

offrendogli il tuo Amore.

 La Pianta-Uomo che nascerà

sarà forte e ben radicata al suolo,

ma con le braccia protese verso l' Alto

verso la Libertà



Sarasvati

FERITA DA TAGLIO CESAREO



Rilascio delle memorie emozionali



Tutte le cicatrici sono un segno evidente sul corpo,  sono presenti non solo sul piano fisico ma lo sono anche in tutti i nostri livelli sottili.

La presenza di una cicatrice è segno di un’interruzione di energia.

Sappiamo che a livello sottile non c’è tempo e non c’è spazio, tutto è nell’adesso,quindi il messaggio che la la cicatrice invia al corpo fisico è sempre presente come se stesse avvenendo ora, ri-chiama la memoria continuamente al momento in cui è avvenuta tenendo così la persona ancorata al passato.

La pelle costituisce con i suoi derivati, lo strato protettivo che avvolge il corpo, riflette lo stato di salute, ma anche tutto ciò che avviene al suo interno; rappresenta il confine tra noi e gli altri, è quello che noi mostriamo agli altri.

La pelle è collegata al terzo chakra e rappresenta l’aspetto di noi che mostriamo al mondo, quello che facciamo vedere; corrisponde al livello della personalità.

Il parto rappresenta per la donna un “passaggio iniziatico “, il diventare MADRE—la CREAZIONE il momento più importante della sua vita.

Subire il taglio cesareo diventa  assenza di tutto questo,rappresenta la non capacità di dare alla luce la vita,oppure può essere letto anche come salvavita e qui nascita e morte si incontrano e creano paure profonde.

 La donna che ha subito un cesareo a volte vive sensi di colpa, abbassamento dell’autostima, diminuzione del desiderio sessuale, sensibilità e sensazione di addormentamento nella zona attorno alla cicatrice, allontana da sé il desiderio di un altro figlio e anche  il rapporto di coppia ne viene influenzato.



Il bambino che nasce da parto cesareo porta con sé il messaggio : “ho bisogno di aiuto “ e sviluppa la “sindrome di interruzione”cerca conferme e sostegno da chi gli sta vicino.

COME LIBERARSI DA TUTTO QUESTO?

 Il RILASSAMENTO GUIDATO” ti condurrà ad uno stato di coscienza Theta nel quale  sarà possibile rilasciare le memorie, il trauma,
liberare le emozioni bloccanti, 
trasformare le credenze  che sono presenti sia livello fisico che nei corpi sottili. Riequilibrando così l’energia, la donna si aprirà ad una nuova visione dell’ amore, innalzerà la propria autostima, riacquisterà la propria sensibilità e riconciliandosi con il proprio corpo si riconcilierà con il mondo esterno.

Carmen Andreoli

 


martedì 24 aprile 2012

I NOVE MESI PIÙ IMPORTANTI




“Se un bambino
durante i nove mesi della sua vita intrauterina
è stato desiderato
perché è stato concepito responsabilmente,
durante la gravidanza ha ricevuto l’accettazione e la gioia materna …
perché era desiderato,
è stato ascoltato …
perché i suoi genitori sapevano che era capace di comunicare,
si è sentito capito …
perché è stato ascoltato,
è stato accudito …
perché è stato desiderato, accettato, ascoltato, capito e coccolato,
questo bambino che è sempre stato accolto,
nascerà e crescerà pensando di valere molto,
si rispetterà e amerà se stesso,
perché è sempre stato rispettato e amato
sin dall’alba della sua esistenza
quando per la prima volta si è affacciato alla vita
nel grembo di sua madre”

Brano tratto da “La comunicazione e il dialogo dei nove mesi”
di G. A. Ferrari. Ed. Mediterranee

martedì 20 marzo 2012

CAMPUS VERDE VITA

Bambini in vacanza alla riscoperta della natura abruzzese

Parte il "Campus Verde Vita"
 
all'insegna di una nuova educazione ambientale
08-15 Luglio 2012

Riserva Naturale di Zompo lo Schioppo, Morino (AQ)


campus verde vita_08-15.07_morino


L'iniziativa nasce dopo la splendida esperienza regionale del "Green Day" in FestivalNatura organizzato fino all'anno 2008 dall'associazione Abruzzo Live all'interno della Riserva Naturale Pineta Dannunziana Pescara. Da anni tale associazione s'impegna alla sensibilizzazione dell'opinione pubblica sulla necessità di valorizzare e riqualificare i tesori del territorio abruzzese e ha intrecciato nel tempo collaborazioni a livello europeo e con molte regioni italiane pianificando progetti di portata nazionale.
Il "Campus Verde Vita" è un'iniziativa rivolta ai bambini con età da 7 a 10 anni e verrà organizzato nella Riserva Naturale di Zompo lo Schioppo (Morino) Aq, nei giorni dal 8 al 15 Luglio 2012 dall'associazione Abruzzo Live in collaborazione con l'associazione Ri-nascere.
Il progetto si presenta come un'innovativa esperienza di educazione ambientale che permetterà ai bambini di vivere un'esperienza un'unica, dove le avventure nel "bosco magico" saranno guidate da esperti in natura, in musicoterapia e in pedagogia, nonché da un esperto in fotografia che coinvolgerà i piccoli nel Gioco Foto "OCCHI NEL BOSCO. Al termine dell'esperienza i bambini saranno premiati in una location di Pescara alla presenza di una Autorità pubblica e di un rappresentante dello Sponsor TIGRE "Pro Natura".
Tutti i genitori e gli interessati possono richiedere informazioni e prenotarsi ai seguenti numeri:
329 1574514 - 339 4064379

sabato 17 marzo 2012

BAMBINI INDACO



La definizione "Indaco" è stata usata per la prima volta da Nancy Ann Tappe,  che nel 1982 scrisse un libro sull'argomento (Capire la vostra vita attraverso il Colore).  Nancy, scrittrice, sensitiva e terapeuta, è in grado di vedere quelli che lei chiama "i colori della vita"  ed ha un metodo personalissimo per "leggere" questi colori. Alla fine degli anni settanta, Nancy incominciò a notare una trasformazione nei colori vitali, con alcuni colori, come il fucsia o il rosso cremisi,  che tendevano ad affievolirsi o a scomparire. Tuttavia la sua ricerca iniziò soltanto negli anni ottanta, quando  alcuni genitori,  preoccupati per il comportamento anomalo, "fuori dagli schemi" dei loro bambini, si rivolsero a lei per esseri aiutati.  Con sorpresa Nancy si accorse che il colore vitale di tutti questi bambini  tendeva all'azzurro violaceo. Di qui la definizione "Bambini Indaco".

Chi sono dunque i Bambini Indaco?

Sono bambini che possiedono un' estrema sensibilità, sono molto intuitivi e sono in grado di sentire che cosa c'è nella nostra mente e nel nostro cuore. Vengono sul Pianeta Terra per aiutare l'umanità a progredire verso il bene supremo, per farci capire che non esistono diversità o differenze e che tutti noi facciamo parte del grande IO SONO. Per far ciò, richiedono da tutti noi comprensione e tolleranza, amore incondizionato, apertura, integrità morale e sincerità. La sfida che i genitori devono affrontare è imparare a considerarli bambini "normali" e a trattarli come tali. E' importante saper riconoscere i l loro valore, apprezzare le loro doti, imparare a valorizzarle, ma nello stesso tempo permettere loro di vivere la loro infanzia come qualunque altro bambino. Discriminarli o trattarli come "diversi" può rendere la vita complicata sia per loro sia per i genitori o per gli insegnanti e può avere gravi conseguenze sullo sviluppo armonioso della loro personalità.

 

Caratteristiche dei bambini indaco

·         Vengono al mondo con un senso di regalità
     (e spesso si comportano di conseguenza)

·         Pensano di “meritarsi di essere qui”e sono sorpresi quando gli altri non condividono questo loro punto di vista

·         Non hanno problemi di autostima. Spesso essi dicono ai loro genitori “chi   sono”

·         Hanno difficoltà ad accettare l’autorità ( soprattutto quando è imposta e   immotivata)

·         Si rifiutano di fare alcune cose, per esempio non amano aspettare in coda

·         Si sentono frustrati dai metodi tradizionali che non richiedano l’impiego della loro creatività

·         Spesso , sia a casa che a scuola, trovano la soluzione più logica per fare le cose, il che può farli apparire anticonformisti e ribelli

·         Sembrano asociali a meno che non si trovano con i loro simili

·         Se non ci sono bambini con la loro stessa consapevolezza, si sentono incompresi e tendono a chiudersi in sé stessi

·         L’ambiente scolastico è spesso difficile per loro

·         Non rispondono a discipline basate sul senso di colpa

·         Non si sentono in imbarazzo a parlare delle loro necessità
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All'inizio degli anni ottanta, quando i primi  Indaco incominciarono ad arrivare, 
nessuno sospettava che si trattasse di una  nuova generazione di bambini.
Essi sembravano avere attributi psicologi ed atteggiamenti  molto  diversi da quelli a cui eravamo abituati.
Spesso erano bambini iperattivi, disattenti, ribelli ad ogni forma di disciplina imposta,  e  si pensava che le difficoltà che si incontravano nell'educarli  fossero da imputarsi  alla società, alla mutata struttura familiare, allo sviluppo tecnologico, alla violenza esaltata nei programmi televisivi, all'aumentato benessere, ecc...
 Negli Stati Uniti questo ha portato  i genitori a richiedere l'aiuto di psicoterapeuti,che sempre più spesso "tenevano tranquilli" questi bambini con psicofarmaci.
Questa tendenza allarmante è andata aumentando nel tempo, in maniera esponenziale,  e sta prendendo piede anche in Europa  (è di poche settimane fa un trafiletto apparso su un settimanale a tiratura nazionale che parlava  della facilità con cui  bambini particolarmente irrequieti vengono trattati con psicofarmaci).
Non si conoscono le conseguenze a lungo termine di questo abuso di "droghe legalizzate"ma la violenza tra i giovani è un fenomeno preoccupante, per cui viene spontaneo chiedersi se  esista una correlazione
 

Le principali sfide che i Bambini Indaco dovranno affrontare sono soprattutto legate alle loro relazioni con gli altri.  Essi hanno bisogno di molta attenzione e considerazione e soffrono se la loro visione della vita, basata essenzialmente sull'amore,  viene fraintesa o, peggio ancora, ridicolizzata. Alcuni di loro possono pertanto avere problemi a relazionarsi con bambini "normali" o con adulti ancorati alle vecchie metodologie. Può così accadere  che questi bambini, provvisti di una grande immaginazione, di grandi facoltà intellettive, di una forte mentalità tecnologica e di elevate doti morali, ma iperattivi ed incapaci di usare il pensiero lineare a cui siamo abituati, vengano etichettati come affetti da "disordine da deficit di attenzione" e vengano di conseguenza trattati con psicofarmaci per aiutarli a rientrare nella "normalità". Tutto questo  può avere un forte impatto sulla loro personalità, diminuire la fiducia nelle loro capacità e portarli a scollegarsi  dalla loro parte divina.
A questo punto della nostra evoluzione, dobbiamo comprendere l'importanza del ruolo che questi  preziosi bambini, arrivati tra noi con un bagaglio di grande consapevolezza, si sono assunti. Se sapremo riconoscere il loro valore, capirli ed apprezzare  le loro doti intellettuali e morali,  se non instilleremo in loro il senso di colpa e la paura, da cui sono totalmente esenti,  se li aiuteremo a  seguire la loro passione, essi saranno i nostri migliori maestri,  ci insegneranno a guardarci dentro ed a scoprire quelle verità interiori che per troppo tempo non abbiamo saputo o voluto riconoscere.   Apriamo dunque il nostro cuore ed il nostro Spirito ed accettiamo i preziosi doni che queste creature meravigliose, con amore infinito, ci offrono.
Bibliografia:  Lee Carroll e Jan Tober "The Indigo Children" - Ed. Hay House Inc.



       
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mercoledì 7 marzo 2012

IL CANTO IN GRAVIDANZA


Il canto è un evento essenziale nella vita dell'uomo. Presso tutte le popolazioni della terra il canto ha accompagnato ogni situazione della vita, sia gioiosa che dolorosa, allo scopo di viverla nel modo migliore.
Nelle varie parti del mondo è usanza di molte civiltà cantare durante la gravidanza e il parto, anche se con modalità diverse. In certe zone è la madre che canta, in altre sono una o più donne che cantano di fronte alla gravida, in altre ancora vengono chiamati dei musicisti per suonare e cantare alla madre, soprattutto dal 5° mese di gravidanza in poi.
La pratica del canto prenatale si è tramandata di generazione in generazione per molti secoli, significa, pertanto, che in qualche modo erano evidenziati dei benefici sia per la donna che per il nascituro. Il canto prenatale non è una novità del nostro secolo, ma è una tradizione secolare che recentemente è stata ripresa al fine di favorire un migliore benessere del nascituro e nei futuri genitori.
Esperienze importanti sull'uso della voce in gravidanza sono quelle di Frederick Leboyer e di Marie Louise Aucher.
F. Leboyer propone il canto carnatico, tipico dell'India, che ha la finalità di portare alla presa di coscienza del proprio essere tramite il respiro e il suono. Non si tratta di canzoni, ma di vocalizzi, che durano tutto il tempo del respiro, il quale diventa più profondo e, senza il minimo sforzo, il suono acquista profondità, dolcezza e una qualità particolare di ogni persona: con il canto carnatico si scoprono sonorità. Non è una forma di ginnastica o un esercizio, ma una ricerca interiore, una via verso la coscienza.
Tale coscienza è favorita anche dal fatto di lavorare con la voce tenendo conto della "tonica" di ogni persona, suono base che ognuno ha dentro di sè e che esprime nel parlare e cantare in uno stato di rilassamento. Il respirare profondamente crea benessere a tutto il corpo, perchè muove dolcemente e totalmente il diaframma, che deve essere mantenuto molto elastico per permettere la comunicazione tra il piano vegetativo e sessuale e quello affettivo e cerebrale del corpo. Grazie al respiro profondo, infine, si dà al corpo la quantità di ossigeno adeguata, cosa rara nella società occidentale dove le persone respirano soprattutto con la parte superiore dei polmoni e quindi solo superficialmente.
Dal punto di vista musicale le proposte di Leboyer sono rappresentate dal susseguirsi:
- di suoni uguali, eseguiti con vocali diverse, prima fra tutte la "a" perchè è la vocale più aperta e quindi facilita il rilassamento della mandibola e sblocca situazioni di chiusura della madre;
- di un suono-base, ad un intervallo di 5° e 8°, eseguiti con la stessa vocale e poi con altre vocali, l'inspirazione avviene dopo ogni suono;
- di brevi frasi melodiche, facenti parte di "raga" indiani e cantate con sillabe con cui si indica una successione di 7 suoni ascendenti: SA, RI, GA, MA, PA, DA, NI.
La tampaura, strumento indiano, accompagna il canto con note alla 5° e all'8° che, producendo suoni armonici, favorisce uno stato di concentrazione in chi canta.
Il feto, quindi è immerso in un'onda sonora che trasmette serenità e pace. Tale canto, ripreso dopo la nascita, lo aiuterà a riconoscere la madre ed a ricordare quelle sensazioni. Durante il travaglio di parto i suoni della tampaura, dolci ma ben scanditi, costituiscono un sostegno per la donna, perchè accompagnano il ritmo delle contrazioni
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La voce della madre attua un benefico massaggio a livello cellulare, le consente di allontanare la tensione e di riempirsi di energia liberata dalle vibrazioni canore.
Le donne che hanno utilizzato in gravidanza questo canto erano talmente abituate a lasciare andare le tensioni attraverso la voce che durante il parto non hanno percepito il dolore.
M. L. Aucher ha fondato in Francia parecchi centri di canto prenatale. Tale proposta nasce dall'osservazione che i bimbi, le cui madri avevano cantato durante la gravidanza, presentavano caratteristiche positive come solidità della nuca, vigore della colonna vertebrale, sviluppate percezioni uditive e manuali, vivacità di riflessi, memoria uditiva delle voci e dei testi vocali ascoltati durante il periodo fetale, adattabilità cooperativa.
Aucher ha constatato che per la madre il canto è un mezzo di trasformazione, costruisce un messaggio per l'intero organismo e ricarica il sistema nervoso. Inoltre è un mezzo efficace per armonizzare e rinforzare i legami all'interno della coppia e tra la coppia e il nascituro.
Da parte del feto si è constatato che, oltre ad essere beneficamente investito dalle vibrazioni sonore della voce della madre, tramite l'udito ed il tatto, assorbe tutte le sfumature emozionali di lei. Dopo la nascita riconoscerà le canzoni cantate dalla madre e queste lo calmeranno.
Dal punto di vista musicale le proposte sono rappresentate oltre che da vocalizzi anche da canzoni.
Il lavoro con le vocali è supportato da una serie di esercizi per rilassare e dare il giusto tono alle varie parti del viso e del corpo, per permettere al suono di trovare la sua naturale amplificazione (risonanza) in tutte le cavità interne. Altri esercizi con la consonante "m" consentono, tramite movimenti della lingua, di cercare la qualità particolare del proprio suono. Ogni vocalizzo implica la consapevolezza della corretta posizione della bocca, delle labbra, delle spalle e di tutto il corpo, ma soprattutto il pensare che il proprio essere si sta risvegliando ed espandendo. Si fanno i vocalizzi per imparare a dare la giusta direzione al fiato, rimediare alle posture scorrette del corpo, sciogliere il bacino, fortificare i reni, illuminare i luoghi di amplificazione sonora: testa, petto, ventre.
Le canzoni per la gravidanza alcune sono composte dalla stessa Aucher, altre sono tratte dal folklore tradizionale del paese in cui si vive (ninna-nanna, canti d'amore.....), affinché l'impronta che il neonato riceverà potrà adattarlo a tutte le situazioni. Per accompagnare i canti è stato scelto il pianoforte, perchè dà sicurezza alle voci e trascina il gruppo.
Prima di cantare il gruppo legge ad alte voce il testo della canzone, per elaborare delle immagini mentali inerenti al testo e a particolari sensazioni, che poi verranno espresse durante il canto. Il corpo diventa, quindi, strumento per esprimere ciò che è provato. Al canto si uniscono anche movimenti di marcia e di danza che enfatizzano in modo dolce il ritmo, fattore strumentale del feto. Cosciente dell'importanza per il feto della voce parlata, Aucher ha elaborato dei pensieri per i nove mesi di gravidanza, che la madre dovrebbe leggere al nascituro.
Recentemente, un suo collaboratore P. Fischmann rilevando l'importanza della presenza sonora del padre per il feto, ha composto canzoni che dovrebbero essere cantate dai padri al nascituro, una per mese. Tramite tali canzoni, il padre crea quell'ambiente permeato d'amore e di fiducia per la vita, necessario per la sua donna e per il feto. Inoltre con le sonorità gravi della sua voce invierà benefiche vibrazioni specialmente al bacino e alle gambe del feto, in quanto mentre i suoni più acuti risuoneranno soprattutto nel tronco e nella testa, quelli più gravi nella parte bassa del corpo fetale.


lunedì 5 marzo 2012

CARATTERISTICHE DELLA FERITA DA TRADIMENTO


Risveglio della ferita: tra i due ed i quattro anni di età con il genitore di sesso opposto. Violazione della fiducia o aspettative non corrisposte nella connessione amore/sessuale. Manipolazione.
Maschera: Controllore.
Corpo: Esibisce forza e potere. Nell’uomo spalle più larghe delle anche; nella donna anche più larghe e forti delle spalle. Petto in fuori, ventre rotondo.
Sguardo: Intenso e seducente. Coglie tutto con una occhiata.
Vocabolario: ”dissociato, hai capito?, sono capace, lasciami fare da solo, lo sapevo, fidati di me, non mi fido di lui”.
Carattere: si crede molto responsabile e forte. Cerca d’essere speciale ed importante. Non mantiene gli impegni presi e le promesse, oppure si sforza per mantenerli. Mente facilmente. Manipolatore, seduttore, ha molte aspettative. Sbalzi di umore. Convinto di avere ragione, cerca di convincere l’altro. Impaziente, intollerante, comprende e agisce rapidamente. Dà ottime prestazioni per farsi notare. Commediante. Si confida con difficoltà. Non mostra la propria vulnerabilità. Scettico, paura del disimpegno.
Massima paura: dissociazione, separazione, rinnegamento.
Alimentazione: buon appetito; mangia rapidamente. Aggiunge sale e spezie. E’ in grado di controllarsi quando è occupato,  ma poi perde il controllo.
Possibili malattie: malattie che riguardano il controllo e la perdita del controllo, agorafobia, spasmofilia, apparato digerente, malattie che finiscono con il suffisso “-ite”, herpes alla bocca.

domenica 4 marzo 2012

INGIUSTIZIA

CARATTERISTICHE DELLA FERITA DA INGIUSTIZIA



Risveglio della ferita: tra i quattro ed i sei anni di eta’ con il genitore dello stesso sesso. Dover fornire prestazioni elevate e dovere essere perfetto.
Maschera: rigido
Corpo: diritto, rigido e più perfetto possibile. Ben proporzionato, natiche rotonde, vita piccola, stretta dagli abiti e dalla cintura. Movimenti rigidi, pelle chiara, mascella serrata, collo rigido, portamento diritto e fiero.
Sguardo: luminoso e vivace, chiaro.
Vocabolario:sempre, mai, nessun problema, ottimo/benissimo, molto speciale, giustappunto, esattamente, sicuramente, d’accordo?”
Carattere: perfezionista, invidioso, taglia i ponti con il suo sentire. Incrocia spesso le braccia. Dà prestazioni che mirano alla perfezione. Troppo ottimista. Vivace, dinamico, si giustifica molto. Ha difficoltà a chiedere aiuto. Puo’ ridere per niente, per nascondere la sua sensibilità. Tono di voce secco e rigido. Non ammette di vivere dei problemi. Dubita delle sue scelte, si paragona con gli altri, i migliori, come i peggiori. Difficoltà in generale nel ricevere. Trova ingiusto nel ricevere meno degli altri ed ancora più ingiusto se riceve più di loro. Difficoltà nel concedersi ciò che gli fa piacere senza poi sentirsi colpevole. Non rispetta i propri limiti, chiede troppo a se stesso. Si tiene sotto controllo. Ama l’ordine. Raramente si ammala, è duro nei confronti del proprio corpo. Collerico, freddo ha difficoltà a mostrare il suo affetto. Gli piace avere un aspetto sexy.
Massima paura: la freddezza.
Alimentazione: Preferisce gli alimenti salati a quelli dolci. Gli piace tutto ciò che è croccante. Si tiene sotto controllo per non ingrassare. Si giustifica e prova vergogna quando perde il controllo.
Lise bourbeau

EMOZIONE E SENTIMENTO



Un’emozione è un’attività mentale d’accusa, dunque di non accettazione. Nel momento in cui incominciamo ad accusarci o ad accusare qualcun altro, non siamo più in grado di sentire: il nostro ego prende il sopravvento sul nostro cuore, poiché non è d’accordo con ciò che accade. L’attività mentale prende il sopravvento e si manifestano delle emozioni, in particolare la collera. Si sono sempre molte altre emozioni associate alla collera: l’aggressività, l’impazienza, l’intolleranza, la frustrazione, e si può arrivare  fino al rancore e all’odio. Ritroviamo sempre dietro a tutte queste emozioni un grande sentimento di dolore o di tristezza. Perché? Perché la nostra anima soffre all’idea che smettiamo di provare qualcosa.




Un sentimento corrisponde piuttosto alla capacità di provare qualcosa mentre osserviamo quello che accade, senza attività mentale né accusa. Per esempio, un sentimento d’ammirazione alla vista di qualcosa di bello, un sentimento di gioia nel sentire la risata di un bambino, ecc. Può anche provenire da una situazione considerata negativa, come un sentimento di paura quando si sta per cadere, un sentimento d’abbandono quando qualcuno ci ha dimenticato, ecc. Perché questo possa essere considerato sentimento, dobbiamo sentire ciò che accade interiormente ed essere capaci di guardare questi sentimenti senza giudicarli né bene né male. Si tratta della capacità di “sentire” e darsi il diritto d’essere umani e soprattutto d’avere delle paure che provengono dalle nostre ferite non guarite dell’anima. Una persona che può arrivare a sentire in questo modo, senza giudizio, è allora in grado di agire così con gli altri evitando così di vivere delle emozioni.
Lise Bourberau

LIBERARE IL POTERE DELLA CONSAPEVOLEZZA, DELLA MATERIA E DEI MIRACOLI

DIVENTIAMO PROTAGONISTI DELLA NOSTRA VITA



Bruce Lipton Ph.D.
è un’autorità mondiale per quanto concerne i legami tra scienza e comportamento.
Biologo cellulare, ha insegnato Biologia Cellulare presso la facoltà di Medicina dell’Università del Wisconsin e si è dedicato in seguito a ricerche pionieristiche alla School of Medicine della Stanford University.
È stato ospite di decine di programmi radiotelevisivi ed è un conferenziere di primo piano.
Le sue rivoluzionarie ricerche sulla membrana cellulare hanno precorso
la nuova scienza dell’epigenetica e hanno fatto di Lipton una delle voci più note della nuova biologia.

Liberare il Potere della Consapevolezza, della Materia
e dei Miracoli
Come il pensiero influenza il DNA e ogni cellula
di Bruce H. Lipton

EPIGENETICA:
Conversazione - Intervista con Bruce Lipton

Durante il periodo in cui Bruce Lipton lavorava come ricercatore e professore alla scuola di medicina, fece una sorprendente scoperta sui meccanismi biologici attraverso i quali le cellule ricevono ed elaborano le informazioni: infatti, piuttosto che controllarci, i nostri geni sono controllati, sono sotto il controllo di influenze ambientali al di fuori delle cellule, inclusi i pensieri e le nostre credenze. Questo prova che non siamo degli “automi genetici” vittimizzati dalle eredità biologiche dei nostri antenati.
Siamo, invece, i co-creatori della nostra vita e della nostra biologia.
Lipton descrive questa nuova scienza, chiamata epigenetica, nel suo libro “The Biology of Belief: Unleashing the Power of Consciousness, Matter and Miracles” (N.d.T.: Biologia delle Credenze: Liberare il Potere della Consapevolezza, della Materia e dei Miracoli) (2005: Mountain of Love/Elite Books). Pieno di citazioni e riferimenti di altri scienziati che conducono, in tale campo, ricerche all’avanguardia, questo libro potrebbe, letteralmente, cambiare la vostra vita al suo livello più fondamentale.
Fino alla scoperta dell’epigenetica, si credeva che il nucleo di una cellula, contenente il DNA, fosse il “cervello” della cellula stessa, del tutto necessario per il suo funzionamento. Di fatto, come hanno scoperto Lipton ed altri, le cellule possono vivere e funzionare molto bene anche dopo che i loro nuclei siano stati asportati. Il vero “cervello” della cellula è la sua membrana, che reagisce e risponde alle influenze esterne, adattandosi dinamicamente ad un ambiente in perpetuo cambiamento. Che cosa significa questo per noi, quali collezioni di cellule chiamati esseri umani? Man mano che incrociamo le diverse influenze ambientali, siamo noi a suggerire ai nostri geni cosa fare, di solito inconsciamente. I carboidrati ci fanno ingrassare? Sì,se lo crediamo. Saremo amati, avremo successo nel lavoro, saremo ricchi? Se ci crediamo, lo saremo.
Lipton ci mostra anche come Darwin avesse torto. La competizione non è la base dell’evoluzione; non è la sopravvivenza del più forte che ci permette di sopravvivere e prosperare. Al contrario, dice, dovremmo leggere l’opera
Jean-Baptiste de Lamarck, che venne prima di Darwin e dimostrò che la cooperazione e la comunità sono la base della sopravvivenza. Immaginate se ciascuna dei vostri trilioni di cellule decidesse di farcela da sé, di combattere per essere la regina della collina piuttosto che cooperare con le cellule compagne. Per quanto sopravvivereste ?

L'INTERVISTA
Barbara Stahura: La premessa di base della tua ricerca e del tuo libro, The Biology of Belief, è che il DNA non controlla la nostra biologia.
Bruce Lipton: Sì. Ho cominciato a studiare questo verso la fine degli anni ’60. Da allora la scienza di frontiera ha iniziato a rivelare tutte le cose che avevo osservato. I biologi che fanno ricerca d’avanguardia sono a conoscenza di ciò che dico nel libro. Il pubblico, però, non ne ha comprensione alcuna perché, o gli arriva in forma abbreviata, o quello che gli viene venduto è la credenza che siamo controllati dai nostri geni, sebbene ciò non sia sostenuto dalla scienza d’avanguardia. Tutto il mio sforzo si è concentrato nel far giungere al mondo l’informazione d’avanguardia. L’orientamento mentale del pubblico è stato programmato secondo la credenza che siamo degli automi genetici, che i geni controllano la nostra vita, che ne siamo vittime, e via di seguito. Il punto, però, è che la scienza di frontiera – quella di cui parlo – si è stabilizzata da almeno 15 anni. È ora che sia portata nel mondo perché è lì che viene usata.

BS: Questa scienza relativamente nuova sulla quale tu scrivi viene chiamata epigenetica.
Ci spiegheresti di che cosa si tratta?
BL: L’epigenetica è quella scienza che mostra che i geni non si auto-controllano, ma sono controllati dall’ambiente. Si sa da circa 15 anni, e ora fa finalmente fa capolino da dietro l’angolo. Ti faccio un esempio. La Società Americana per il Cancro ha recentemente pubblicato una statistica che afferma che il 60 per cento dei tumori sono evitabili, cambiando stile di vita e dieta. Quest’informazione proviene da un’organizzazione che ha cercato per circa 50 anni i geni del cancro. E ora se ne viene fuori dicendo: è lo stile di vita, non sono i geni. Ci siamo focalizzati sul cancro come se fosse una questione genetica, ma solo il cinque per cento dei cancri ha una connessione genetica. Il novantacinque per cento dei cancri in effetti non ha nessuna connessione coi geni. La ragione (che ci fa dire che c’è una connessione genetica) è che tale spiegazione è fisica, tangibile, perciò preferiamo lavorare su di essa. E il 95 per cento che ha un cancro e non c’è una connessione genetica? Non è facile fare esperimenti su qualcosa sulla quale non puoi focalizzarti fisicamente.
BS: Così il determinismo genetico – l’idea che siamo controllati dai nostri geni – è inevitabilmente incrinata, come dici nel libro.
BL: Sì.
BS: Hai scritto anche di Jean-Baptiste de Lamarck e della sua teoria dell’evoluzione – che sopravviviamo attraverso la cooperazione, piuttosto che la più recente idea darwiniana di competizione e sopravvivenza dei più forti. Che tutti i nostri trilioni di cellule devono cooperare per mantenere il nostro corpo in perfetto funzionamento, in quanto noi esseri umani non possiamo sopravvivere senza grandissime quantità di cooperazione gli uni con gli altri e con il nostro ambiente.
BL: Immediatamente, appena hai detto cooperazione, stavi violando la teoria darwiniana, che è competizione e lotta. Di fatto, si tratta di un’interpretazione erronea. La nuova scienza ci dice che quella credenza è sbagliata. La credenza di cui hai appena parlato, invece - la natura della cooperazione e della comunità - è in effetti il principio basilare dell’evoluzione.

Nel 1809 Lamarck ha scritto che i problemi che tormenteranno l’umanità verranno dal suo separarsi dalla natura, e ciò condurrà alla distruzione della società. Aveva ragione, perché la sua enfasi sull’evoluzione era che un organismo e l’ambiente creano un’interazione cooperante. Se volete capire il destino di un organismo, dovete capire la sua relazione con il suo ambiente. Poi ha affermato che separarci dal nostro ambiente significa assumere la nostra biologia e tagliarci fuori dalla nostra sorgente. Aveva ragione. E quando arrivi a capire la natura dell’epigenetica, la sua teoria ora ha trovato sostanza. Senza alcun meccanismo che, all’inizio, le desse un senso - e specialmente da quando abbiamo comprato il concetto dei biologi neo-darwiniani che affermano che tutto è controllato geneticamente - Lamarck sembrava stupido. Ma sai cosa? Aveva proprio ragione.
BS: La tua dimostrazione che il “cervello” della cellula non è il DNA ma, bensì, la sua membrana è affascinante. Che significato ha questa scoperta riguardo a ciò che pensiamo di noi stessi e della nostra vita, dal momento che siamo proprio una comunità di cellule?
BL: Se due cellule si uniscono e stanno comunicando, useranno i loro “cervelli” per farlo, giusto? E se dieci cellule si uniscono, useranno i loro cervelli affinché la loro comunicazione reciproca abbia un senso. Quando prendi un insieme di un trilione di cellule, come in un cervello umano, queste opereranno ancora secondo il principio del cervello cellulare. Beh, quando abbiamo comprato l’idea che i geni ed il nucleo formano il cervello della cellula - che ci porta fuoristrada - e la applichi come fosse un principio di neurologia o di neuro-scienza, ti sei già incamminato nella direzione sbagliata. Non puoi arrivare da nessuna parte perché quello non è il cervello della cellula. I nostri principi su come funziona l’intelligenza sono stati totalmente sviati. Ecco perché, dopo tanta neuro-scienza, se chiedi a qualcuno: “come funziona, veramente, il cervello?” La risposta sarà: “veramente, non lo sappiamo”.
Il Progetto Genoma Umano dice che quel modello è sbagliato. Pensavamo che ci volessero più di 100.000 geni per far funzionare un essere umano. Il fatto che ce ne siano meno di 25.000 ha messo un bastone tra le ruote dell’intero processo. Come può esserci un tale esiguo numero di geni a formare una cosa così complessa come un essere umano? La risposta è che ci vuole molto di più dei soli geni a farlo funzionare – che è l’apporto dall’ambiente che può alterare la lettura dei geni.
Ci sono 140.000 proteine in un corpo umano, e si credeva che ciascuna richiedesse un gene separato per prodursi. Di colpo, trovi che ci sono 25.000 geni e 140.000 proteine, e non ci siamo con i numeri. L’epigenetica rivela qualcosa di così sorprendente che la scienza stessa ha dei problemi a comprendere la forza di questo nuovo significato, e suona così: con il controllo epigenetico, che significa il controllo mediato dall’ambiente, un singolo gene può essere usato per creare 2000 o più proteine diverse dalla stessa matrice. Il controllo epigenetico è come un lettore che può leggere l’impronta originaria e ristrutturarla per produrne qualcosa di diverso. Ed ecco come un singolo gene può essere usato per creare molti prodotti proteici differenti. Non è stato il gene che ha prodotto ciascuna proteina, è stato il controllo epigenetico che l’ha fatto, e questo è il feedback diretto dall’ambiente. Ci allontana da quel meccanismo che dice che siamo solo macchine.
BS: E ci dice invece che non siamo vittime.
Siamo co-creatori.
BL: Assolutamente.
BS: Per tanti l’idea che siano i nostri pensieri a creare la realtà, che è quello su cui si basa la Scienza Religiosa e altre tradizioni metafisiche e spirituali, è un’idea puramente spirituale. Ma la fisica quantistica ha aggiunto all’idea, il fatto scientifico. E ora, il tuo lavoro e quello di altri porta quel concetto a livello delle cellule. Che lo rende in qualche modo più reale, più tangibile.
BL: Se si definisce lo spirito più o meno su questi parametri si potrebbe ottenere una definizione del tipo “una forza motrice invisibile.” Se definisco la natura della meccanica quantistica, è una forza motrice invisibile. Di fatto afferma: “Sì, ci sono forze invisibili che modellano la nostra esistenza”. Poiché la nostra biologia è tradizionalmente basata su un concetto newtoniano e materialistico, la natura di quel sistema è di considerare le forze invisibili come non rilevanti. Però, quello che la meccanica quantistica ha stabilito è che le forze motrici invisibili sono tutto. Perciò, se la nostra scienza non si adatta alla nuova fisica, sta di fatto ostacolando il progresso in evoluzione. Quando si introducono nuove forze, si deve dar loro nuovo credito, e quando lo si fa, i ricercatori spirituali saltano su e dicono: lo sapevo! E i fisici quantistici saltano su e dicono, lo sapevo! Stiamo sempre parlando della stessa cosa. Se lo ammettessimo, l’opportunità di unione diventa così tangibile che è quasi fisica. Sì, possiamo sentirla! Ora possiamo essere tutti d’accordo. Tu la chiami come vuoi, io la chiamo come voglio. Ma siamo tutti governati da queste forze invisibili.
BS: Ho letto una tua intervista nella quale hai affermato, “piuttosto che esser vittime dei nostri geni, lo siamo stati delle nostre percezioni.” Puoi aggiungere qualcosa su ciò che significa essere una vittima delle nostre percezioni?
BL: In un certo senso, sappiamo attraverso lo studio della membrana cellulare, attraverso lo studio dell’epigenetica, che questo è fondamentale. L’epigenetica dice che i segnali ambientali influenzano l’espressione genetica, e questi segnali ambientali talvolta sono diretti, e tal’altra sono interpretazioni, quando per es.le percezioni diventano credenze. Così, ho una credenza su qualcosa, che è una percezione, e aggiusto la mio biologia a quella particolare credenza. Come col cancro terminale, se credo a quello che i medici mi dicono, lo loro diventa una vera e propria predizione. Se dicono che ho il cancro terminale e sono d’accordo, allora essenzialmente morirò quando, a detta loro, accadrà. Quali sono le persone che non lo fanno? I casi di “remissione spontanea.” Almeno una persona, scommetto, non ha “comprato” quella diagnosi. E la sola ragione per la quale ne sono usciti è che avevano un altro sistema di credenze completamente diverso, e quindi sono stati capaci di cambiarlo.
BS: Come possiamo cambiare le nostre percezioni o credenze fino a quel punto?
BL: La prima cosa è acquisire le nuove percezioni
di come funziona la vita. Lasciare andare o riconsiderare le percezioni con le quali ci siamo formati, che, inevitabilmente, sono vittimizzanti: sono fragile, l’ambiente mi può attaccare, lo zucchero fa male. Queste sono credenze acquisite. Ma la questione è, sono veramente vere? Sono vere se questo è ciò che credi, dal momento che la percezione governa la biologia. Se sono programmato dalla percezione che lo zucchero è dannoso alla mia biologia e lo mangio, allora essendone a conoscenza intossico il mio sistema con la credenza, non con lo zucchero. La maggior parte di queste percezioni si manifestano come credenze limitanti o auto-sabotanti su quello che possiamo o non possiamo fare. Come l’auto-guarigione. La tendenza è, no, non ti puoi guarire da solo, devi andare da qualcun altro che ti guarirà. Santo cielo! Dopo parecchi miliardi di anni di evoluzione, il sistema fu progettato per auto-guarirsi. Per quanti milioni di anni gli esseri umani hanno fatto senza medici? Perché abbiamo bisogno di così tanti medici ora? Perché la percezione è che siamo deboli e fragili, ed abbiamo bisogno del loro aiuto. Bene, questa è una percezione. Quando eliminiamo questa percezione ed iniziamo ad immettere nuove percezioni, allora cambiamo la risposta della nostra biologia al mondo che ci circonda.
Man mano che cambiamo le nostre percezioni, cambiamo le nostre risposte. Le percezioni con le quali operi – ti danno sostegno o te lo tolgono? Ti rendono più forte o più debole?
esiste percezioni sono nel subconscio, che controlla il 95 per cento della nostra vita. E, quando lo fa, lo fa senza che noi ce ne accorgiamo. Non vediamo di fatto i programmi che sono automatici. Funzionano perché il conscio è occupato, ed i programmi automatici ne prendono il posto. Quando il conscio è occupato a fare qualcosa, non sta osservando se stesso. Ci sono due fattori che ci aiutano a capire questo. Uno, la mente cosciente opera con un processore da 40 bit, che significa che può interpretare ed elaborare 40 bit di stimoli nervosi – un bit è uno stimolo nervoso – al secondo. Il che significa che entrano 40 stimoli al secondo e la mente cosciente li discerne e li capisce. La mente subconscia in quello stesso secondo sta elaborando 40 milioni di bit. Da rilevare: se confronto l’elaborazione della mente conscia con quella subconscia, la subconscia è un milione di volte più potente nell’elaborare informazioni. Elemento numero due: i neuroscienziati cognitivi dicono che il 5 per cento del nostro comportamento giornaliero è controllato dalla nostra mente cosciente ed il 95 per cento dal programma subconscio. Perciò nella nostra esistenza quotidiana, la mente subconscia è la fonte più potente della nostra biologia. La mente subconscia è un nastro registratore. Non c’è nessuno lì. È praticamente un congegno di stimolo-risposta. Non c’è bisogno di esserne coscienti. Voi ve ne andate in giro per il mondo, e farà quello che deve fare senza che dobbiate pensarci.Quando la mente cosciente è occupata, non sta osservando il subconscio. Ed il subconscio è composto dai programmi fondamentali che abbiamo ricevuto dagli altri nei primi sei anni. Mentre si vive la vita con le nostre intenzioni e i desideri della mente cosciente, il 95 per cento del comportamento viene dalla mente subconscia, che è stata programmata da altri. E la maggior parte di tale programmazione è veramente limitante. Non ti puoi guarire da solo, non sei abbastanza intelligente, non ti meriti le cose buone, non sei bravo in disegno o quello che è. Queste affermazioni diventano programmi subconsci, che si attivano quando non faccio attenzione. La mente cosciente nella maggioranza è occupata a pensare al futuro o al passato. E se il conscio è occupato in questo, nel momento presente, si è veramente guidati dal subconscio. Il vostro cosciente è occupato a cercare di pensare: “Mi merito un aumento e di certo dovrei salire di grado in questa ditta.” Mentre lo fate di certo, state operando dal subconscio, e quello ha un programma che afferma che non vi meritate le cose. Qual è allora l’espressione del vostro comportamento? Il comportamento che è coerente con “Non mi merito.” Ciò significa che farete degli errori o altro che renderanno legittimo che non vi meritiate le cose. Non ve ne rendete conto perché non l’avete visto all’opera, e diventate frustrati riguardo la vostra vita perché ci provate così tanto ad avere successo e non andate mai da nessuna parte. E poi, ovviamente, la tendenza è, non sei tu, è il mondo ad ostacolarti. La grande e bizzarra sorpresa è che il mondo vi darà qualsiasi cosa. E’ il vostro stesso sé che è d’intralcio.
BS: Come facciamo a vincere l’opposizione della nostra programmazione subconscia?
BL: Diventane cosciente. Ci sono un paio di modi di farlo. Il modo più antico è quello dell’attenzione Buddhista. Se sei cosciente di essere qui in questo momento, mentre fai questo stupido errore, osservi l’errore, e potresti rimediarlo. La consapevolezza, però, è una cosa molto difficile da addestrare, ed è anche un processore da 40 bit che cerca di far funzionare completamente il processore da 40 milioni di bit. Perciò, per la maggior parte della gente è una procedura molto difficile perché le loro vite sono così indaffarate e sono talmente occupati che non riescono a prendere atto di ciò.
L’altro modo è, puoi ritornarci dentro e riscrivere il programma, ma ci sono due cose che devi fare:
A) Identificare il programma, e
B) Eseguire una procedura per riscriverlo.
Quello che riflette è qualcosa alla quale la maggior parte della gente non ha fatto attenzione e è da dove vengono la maggior parte dei problemi. Pensano che possono semplicemente parlare alla mente subconscia e che questo la migliorerà. Ma la mente subconscia è un nastro registratore. Mettete un nastro nel vostro mangiacassette, accendetelo, e poi ditegli di riprodurre qualcosa di diverso. Il fatto è, che lì, non c’è nessuno. Non farà niente. Ed il potere del pensiero positivo – la maggior parte della gente dice, il potere del pensiero positivo! Provalo! E quando non funziona si sentono peggio perché non possono neanche fare quello. Perché non funziona? Perché se il programma subconscio non è allineato con la direzione conscia, allora si ha un programma che funziona su un processore di 40 milioni di bit 95 per cento del tempo, che vi tira giù mentre voi impiegate il 5 per cento del vostro tempo nella vostra immaginazione pensando pensieri positivi, mentre il vostro subconscio sta conducendo lo spettacolo e sabotandovi proprio nel bel mezzo dei vostri pensieri positivi.
il pensiero positivo funziona solo se le credenze nel subconscio sono in linea con esso, o se siete completamente attenti. Se siete totalmente attenti ed usate quel desiderio di essere positivi e far funzionare le cose, allora vi accorgerete quando il vostro subconscio sta facendo andare un nastro e voi potete cancellarlo. Ma se non siete attenti e pensate solo pensieri positivi, allora non state conducendo lo spettacolo. Da qui vengono i conflitti. E, ovviamente, se voi foste così positivi nella vostra mente e pensaste che state conducendo lo spettacolo e pensando che non funzioni, ovviamente il mondo vi è contro. No, il mondo non vi è contro, sono i programmi limitanti ed auto-sabotanti che acquisiamo in gioventù. Qui è dove dobbiamo azzerarci.

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